Il titolo del libro è fortemente evocativo, di quelli che intrigano: “Ce la farà Francesco?”.
La sua pagina di copertina è interessante perché ha un sottotitolo: “La sfida della riforma ecclesiale”. Esso, a sua volta, ha un sottotitolo del sottotitolo: “I gesti, le parole, gli interventi, le decisioni di Papa Francesco conservano tutti una linea conciliare di riforma della Chiesa. La sua è una sfida per tutti: o si entra nello spirito della riforma o non si comprende cosa stia realizzando; o la si condivide, con intelligenza e sana criticità, oppure ci si oppone a lui e si vanifica il suo sforzo”. Alla domanda esplicita dell’autore ne può sorgere un’altra implicita del lettore: “Perché riguarda tutti e non è una questione interna alla Chiesa?”.
La risposta ai quesiti presuppone una premessa. Papa Francesco é all’unanimità riconosciuto come un leader carismatico, tuttavia il suo messaggio non sempre é recepito ed accolto in maniera univoca. Inoltre, la sua innovazione ecclesiale non può essere fatta solo dal Pontefice poiché non è la riforma di un uomo che cerca di rendere più efficiente l’apparato di cui è al vertice. Il punto non è la struttura, ma il rapporto centro – periferia, una Chiesa in cui le periferie diventano centro. Si tratta quindi di una riforma che si rivolge a tutti dato che il cambiamento riguarda il modo di vivere all’interno della Chiesa ed in questo senso interpella anche coloro che appartengono a differenti culture rispetto alla nostra. Papa Francesco non affida ad una minoranza, un nocciolo duro, il compito di portare avanti l’identità della Chiesa, al contrario, riconosce di essere protagonisti del mutamento anche i laici, e non solo quelli cattolici. Quando il Pontefice sottolinea la centralità dei poveri, lo spostare il punto focale dal centro alla periferia, non pone la questione in termini ideologici, astratti, ma sollecita una riforma dei cuori, degli atteggiamenti, dei modi di essere.
Ciò significa che non si può delegare, non prendere posizione. In questo processo il punto di partenza è l’ascolto, lo stesso atteggiamento assunto dal Santo Padre in occasione degli ultimi due Sinodi. Per comprenderne il senso profondo è opportuno tener presente la cosiddetta “teologia del popolo”. In essa sostanzialmente il messaggio non è calato dall’alto ma elaborato e condiviso con il destinatario, il popolo, dopo averne ascoltato le istanze. Alla luce di questa considerazione si coglie il senso profondo della “riforma dal basso” anticipata nella stesura del libro e successivamente esplicitata dal Sommo Pontefice nel corso degli ultimi due Sinodi. In altri termini, il “metodo dal basso” riguarda in maniera costitutiva il sistema democratico nel senso alto del termine; inoltre, può rappresentare una risposta ai crescenti populismi internazionali che vogliono innalzare barriere per proteggersi dall’altro, prima in termini fisici e poi culturali. Le affermazioni precedenti potrebbero indurre ad una visione positiva del contesto, ma non sempre le innovazioni vengono accolte favorevolmente. A tal proposito vi è una vasta letteratura secondo cui le istituzioni resistono ai cambiamenti, a volte addirittura in maniera fortissima. Sotto questo aspetto, anche la Chiesa Cattolica non si sottrae a questa dura legge non scritta. Infatti, vi sono alcuni settori secondo cui alcune affermazioni di Papa Francesco cambierebbero la dottrina.
Ma un’analisi testuale tra queste enunciazioni ed i documenti del Concilio Vaticano II evidenzia un’assoluta coerenza concettuale anzi, il Pontefice svolge sottolineature pastorali importanti. In realtà, la posta in gioco della riforma ecclesiale è l’attuazione del Concilio da parte di un Papa che non vi ha personalmente partecipato e che quindi ha delle difficoltà sia storiche nella sua ricezione, sia nello stabilire la giusta velocità nella sua concretizzazione. La Chiesa Cattolica, di conseguenza, sta vivendo un momento particolare: bello e difficile nello stesso tempo, in cui si richiede passione e l’intelligenza del cuore per portare avanti in maniera comunitaria questo processo di innovazione. Quanto detto precedentemente sono le considerazioni emerse nel corso della presentazione del libro “Ce la farà Francesco” di cui è autore il prof. Rocco D’Ambrosio, docente alla Pontificia Università Gregoriana, nel corso di un’intervista che mi ha gentilmente concesso nel salone nobile dell’ Istituto Portoghese di S. Antonio a Roma.
L’evento è stato presieduto dall’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede Dott. Antonio de Almeida Ribeiro, con un saluto del Magnifico Rettore dell’Ateneo romano P. Nuno da Silva Gonçalves, SJ. All’evento hanno partecipato importanti rappresentanti diplomatici tra cui il Capo Missione dell’Ambasciata della Repubblica di Albania presso la Santa Sede Visar Zhiti, ed il Presidente dell’Associazione Ancislink Franz Ciminieri. Un ringraziamento particolare è rivolto al Rettore dell’Istituto Portoghese Mons. Agostinho da Costa Borges ed al Prof. Francisco Dias dello stesso Istituto per la cortese ospitalità e disponibilità nell’organizzazione dell’evento.