Questa Roma piace nonostante, dati alla mano, sia meno fornita della passata stagione sotto il profilo qualitativo a causa di un mercato partito con qualche defezione improvvisa (leggasi Dzeko all'Inter).

I Friedkin sono stati scaltri nel cogliere l'occasione Special One, e tutto ciò che ne consegue in termini di appeal e visibilità. L'accoglienza in pompa magna, quel primo post sui social mirato a far infiammare anche i più scettici: quella J e quella M su uno sfondo rosso imperiale, a ricordare i colori della squadra capitolina.

Il curriculum del tecnico di Setubal ha scritto il resto della storia: piena fiducia all'allenatore; per la prima volta negli ultimi anni sono stati messi sotto accusa solamente i calciatori, lasciando in pace chi dirige la baracca e manda in campo gli atleti. L'ex triplete è partito fin da subito con le sue idee ostraciste, schierando l'asset a lui più congeniale con quattro difensori, con due uomini davanti il pacchetto arretrato e tre trequartisti dietro l'unica punta. Pronti-via, questa compagine non ha portato a casa belle prestazioni (e continua a farlo) e neanche risultati, fino a che la grandezza del mago portoghese entra in scena: occhi puntati su polemiche sterili per sviare lo sguardo altrove, pretesti per accaparrarsi prime pagine sui giornali mirati a distogliere l'attenzione da una creatura ancora in fase embrionale. Innovare tornando al passato, costruendo una sorta di "heritage tactics": tre dietro e due braccetti a fare i quinti di centrocampo con davanti due attaccanti, uno di raccordo ed uno di sfondamento. Ecco che finalmente i giallorossi cominciano a macinare risultati preziosi, pur non giocando un grandissimo calcio.

Schierati in campo per non far giocare l'avversario, copertura a tutto campo cercando di chiudere il match il prima possibile (ove possibile) e dove necessario lanciare il cuore oltre l'ostacolo per acciuffare la rete gonfia nei minuti finali. Il focus di Josè, tra le mura di Trigoria, è incentrato sulle situazioni di gioco lasciando al minimo indispensabile gli esercizi fisici senza la sfera tra i piedi. Dove si punta maggiormente l'attenzione è il solving dei più svariati problemi, lavorando accuratamente su molte situazioni che potrebbero capitare facendo così costruire un bagaglio di esperienza superiore rispetto alla concorrenza. La Roma di Mourinho ha subito, infatti, meno problemi fisici rispetto alla passata stagione anche grazie a questa ed alla scelta di un recupero che guarda più al sistema nervoso centrale che a quello fisico, senza regalare ai calciatori periodi con più performance di altri ma lasciando stabile questa variabile. Piace tutto ai tifosi, che si sono riavvicinati alla società intesa come allenatore e presidenza.

In campo la Roma non brilla per natura, perchè la fase di costruzione è molto lenta (soprattutto a causa degli interpreti): uno dei due centrali di difesa imposta il pallone dandolo al regista di turno, aspettando che i braccetti (o terzini) salgano a livello dei centrocampisti andando a coprire più terreno di gioco possibile; in quel preciso momento il trequartista è libero di svariare tra i vari reparti aspettando la ripartenza di uno dei due esterni. Niente di spumeggiante, è vero, ma con la tempra ed il carattere tutto sembra quasi riuscire. Il popolo, a questo punto inizia a vedere i primi risultati, da non dimenticare le tre semifinali europee ed addirittura quest'anno a Tirana ci si contende un trofeo fuori i confini nazionali dopo più di trent'anni. L'entusiasmo dei tifosi è il primo colpo della nuova Friedkin legis; ancora la strada è lunga ma bisogna valutare bene cosa si vuole diventare... L'ambizione è quella di diventare il nuovo metro di paragone.