Non sono semplici fotografie quelle di Kusterle, ma quadri fatti con la macchina fotografica.
Pordenone - Dipinti digitali in cui l’uomo e la natura diventano un tutt’uno o, meglio ancora, rivelano agli occhi di chi li osserva la stessa origine, il profondo e ancestrale legame che li unisce, che rende mondo umano, vegetale e animale parte dello stesso insieme.
E’ un percorso affascinante quello che si snoda attraverso i due piani, primo e secondo, della Galleria Harry Bertoia di Pordenone in cui l’esposizione, a cura di Francesca Agostinelli e Angelo Bertani, è stata allestita.
Si tratta della prima antologica dedicata a Roberto Kusterle, il quale dopo numerose mostre e riconoscimenti è ormai conosciuto e apprezzato a livello internazionale. L’artista (nato a Gorizia nel 1948, dove tuttora vive e lavora), dopo aver sperimentato nel corso degli anni Settanta la pittura e l’arte delle installazioni, ha iniziato a dedicarsi in maniera esclusiva, verso la fine degli anni Ottanta, alla fotografia, operando per cicli di immagini.
E proprio questi ultimi sono i lavori che vengono presentati al pubblico in questa speciale occasione: il ciclo Anacronos (2004 - 06), Mutazione silente (2007 - 08), Segni di pietra (2011 - 12), Riti del corpo (1991 - 2014), Mutabiles Nymphae (2009 - 10), I segni della metembiosi (2012 - 13), Abissi e basse maree (2013) e L’abbraccio del bosco (2014).
«L’immagine fissata dalla macchina è l'ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possono durare mesi e talvolta anni: atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura», così si legge nel comunicato stampa.
Opere d’arte quindi che si sviluppano nel tempo, che nascono da uno studio accurato e meticoloso, che non vogliono rappresentare la realtà per come appare, ma hanno l’ambizione di travalicarla, di raccontare qualcosa che sì ci appartiene, ma nello stesso tempo va oltre noi stessi. Sono scatti visionari quelli di Kusterle, provocatori, ispirati, dove l’essere umano è solo il punto di partenza. Fotografie dai sapor forti che a volte possono correre (o vogliono correre) il rischio di lasciare interdetti o sconcertati coloro che li osservano, ma di certo mai indifferenti.
Protagonisti dei cicli esposti sono corpi che diventano pietra, ricoperti di spine o di foglie, in cui teste e orecchie si trasformano in conchiglie e dove il confine tra zoomorfo e antropomorfo, tra maschio e femmina, tra materia e spirito, diventa sottile, fino quasi a scomparire.
Oltre alle fotografie, alcuni video artistici sperimentali realizzati tra il 2008 e il 2009 da Kusterle e dal regista Ferruccio Goia completano la mostra. “Kusterle. Il corpo eretico”, iniziativa promossa dal Comune di Pordenone, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Associazione Culturale ‘Venti d’Arte’, Udine, resterà aperta dal 18 aprile al 9 agosto 2015.
KUSTERLE. Il corpo eretico Galleria Harry Bertoia - Corso Vittorio Emanuele II, 60 – Pordenone - Da mercoledì a sabato 15.30 - 19.30 domenica 10.00 - 13.00 / 15.30 - 19.30 chiuso: lunedì e martedì