Foto: Matchnews

La scrittura di un romanzo, dietro l’apparente racconto di una storia di fantasia, può rivelare in filigrana la personalità e le conoscenze dell’autore.

Roma - Se a tutto ciò si aggiunge che egli ha uno sguardo sveglio, sa muoversi con sicurezza sul palco della presentazione della sua opera, è in grado di modulare esattamente il suo tono di voce a seconda dell’interlocutore che ha di fronte, è anche top manager nei mercati internazionali, si può essere certi di trovarsi di fronte a Roberto Spingardi.

La sua ultima opera, “L’azzardo”, è stata illustrata nel corso della Fiera della Piccola e Media Editoria tenutasi recentemente a Roma.

Il romanzo è un giallo psicologico, descrive una serie  di meccanismi mentali e sociali che si possono instaurare in alcune situazioni di vita e di lavoro dell’alta società. Coloro che hanno familiarità con questi ambienti possono identificarsi con uno dei personaggi del libro. Quelli che non hanno avuto occasione di essere introdotti in frequentazioni di altissimo livello, possono intuire che in alcune circostanze non vi sono solo gold and glitter. La trama è quindi verosimile nel senso che, pur essendo inventata, contiene molti elementi che potrebbero renderla realistica alla luce di alcuni scandali che hanno riguardato i mondi dell’arte, della sanità, della finanza internazionale, dell’intelligence. Inoltre, sarebbe difficile spruzzare la storia di particolari veri relativi ad, esempio, al dove mangiare, vestire bene, se Spingardi non fosse un viveur. Un altro aspetto singolare del libro è una sorta di gioco che si potrebbe chiamare “rettilario”.

In altri termini, Spingardi è anche un formatore, per questo ha ironicamente associato a dei personaggi del libro alcuni animali in base alla fisiognomica, ma soprattutto ad una somiglianza morale. Si possono quindi trovare “squali”, “serpenti” molto più pericolosi dei loro omologhi in natura. Nel corso della presentazione del libro abbiamo chiesto all’editore, Fausto Lupetti, quale sia l’elemento caratteristico dell’opera nella loro linea editoriale. “La nostra casa editrice privilegia il tema della comunicazione. Con il libro 'L’azzardo', abbiamo inteso consolidare un filone dedicato alla letteratura di qualità. Si tratta di un thriller che richiama i grandi autori americani e, grazie alla cultura di Spingardi, presenta elementi di originalità legati alla sua conoscenza di luoghi e contesti legati all’Italia. Inoltre, è il secondo libro di una saga che è iniziata con l’opera 'Nulla è per caso' e proseguirà con un terzo che sarà pubblicato tra qualche tempo”.

Nella stessa occasione abbiamo chiesto all’autore se sia possibile sottrarsi all’azzardo. “Dipende. Esso, comunque, non andrebbe cercato. Il protagonista della mia opera, ad un certo punto, si rende conto di essere in una situazione che può rappresentare un azzardo e sostanzialmente dà corpo ad una celebre affermazione di F. Dostoyeski”. Quale? L’azzardo, come il gioco, induce abitudine, assuefazione, piacere”. Cosa c’è della sua esperienza di formatore nel libro? "Moltissimo attraverso il mio modo di scrivere. Considero la comunicazione come la capacità di mettere in comune, questo significa scrivere in modo da far comprendere agevolmente, ad esempio, i sentimenti piuttosto che la descrizione di alcuni eventi. Questa condivisione dovrebbe essere uno strumento di crescita, in caso contrario si avrebbe una semplice informazione". Ma potrebbe esservi la paura di perdere potere con la condivisione delle informazioni. "Questo rischio è insito nel mettere in comune,  tuttavia è anche vero che coloro che vivono per il potere vengono individuati per questa loro tendenza, con tutte le conseguenze che ne derivano".