Amicizia, intimità, paura, scoperta; queste sono le parole che ci permettono di delineare un primo profilo del secondo lungometraggio di Lukas Dhont; premiato con il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes ed inserito nella shortlist dei migliori film stranieri per le nomination agli Oscar.

Dopo il suo splendido esordio nel 2018 con Girl, Dhont ritorna a parlare di quella fase complessa della vita, che è l’adolescenza. Questa volta il regista decide di raccontarci la storia di Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustave De Waele), attraverso un potentissimo coming of age. Dhont ci descrive il trovarsi nel bel mezzo di quella strada tortuosa, che unisce due universi totalmente diversi, quello dell’infanzia e quello dell’adolescenza. L’opposizione tra queste due diverse fasi della vita, è ben evidenziata dalla stesse sequenze della pellicola e dalle sfumature cromatiche utilizzate: colori più brillanti durante l’infanzia e più cupi durante l’adolescenza, che seguono gli umori dei personaggi.

All’inizio del film troviamo i 13enni Léo e Rémi che vivono nella loro piccola bolla di giochi, scherzi e riti quotidiani.  Siamo nell’estate prima dell’inizio della scuola superiore; le assolate giornate estive sono cadenzate dai lenti ritmi della campagna belga; tra l’odore di prati e  densi cieli azzurri. I due protagonisti  camminano fianco a fianco nel loro percorso di crescita, come due fratelli; si osservano ma non si interrogano mai sul loro rapporto, la loro amicizia è un legame simbiotico e naturale, ancora ovattato e alleggerito dall’alone dell’infanzia, che li accompagna da sempre e che non ha mai avuto bisogno di essere spiegato; la loro è esattamente un’unione fraterna,  quasi di sangue.  Tuttavia con il finire dell’estate, nel film periodo di innocenza  e spensieratezza,  il rapporto tra i due arriva ad un’evoluzione.

Settembre e l’inizio della scuola superiore annunciano una nuova stagione della vita e dell’amicizia tra Léo e Rémi. Quell’incanto fatto di intimità e tenerezza, complicità e confidenza svanisce poco a poco. A corrompere la purezza del loro rapporto è proprio l’imminente arrivo dell’adolescenza, rappresentata dal nuovo ambiente scolastico. Lo sguardo altrui è l’ostacolo più grande che i due amici si trovano ad affrontare, ma in generale il nemico contro cui tutti si trovano  a lottare durante la pubertà. Lo sguardo esterno e i  giudizi degli altri compagni di classe presto diventano i mezzi attraverso cui l’amicizia tra Léo e Rémi viene corrotta dall’ambiguità e  il dubbio. La colpa è di chi, tra i loro stessi compagni di classe, insinua che tra quei due ragazzini cresciuti insieme ci sia dell’altro oltre alla semplice amicizia. Se Rémi non da alcun peso a quelle parole, alle prese in giro e agli sguardi, per Léo è diverso;  si sente oppresso ed etichettato, quasi colpevole di un sentimento di amicizia così sincero e spontaneo, tanto che arriva inevitabilmente a prendere le distanze dal suo amico Rémi. Decisione che cambierà per sempre il corso delle loro vite. Se Girl era un film sull’identità e sulla difficoltà di essere sé stessi in un mondo schematizzato da norme sociali ed etichette, Close mostra il passaggio dall’infanzia all’adolescenza; dimostra come tutti quei cambiamenti interiori e pressioni esterne, finiscano per influenzarci.

Il rapporto di amicizia innocente e sincero tra Léo e Rémi, ritratto meravigliosamente da Lukas Dhont, filtrato dal nostro sguardo ha già al suo interno una sessualizzazione, che più avanti sarà sottolineata anche dai loro compagni di classe. È qui che il regista vuole portarci per farci riflettere su come il genere maschile sia “costretto”, arrivato ad una certa età, ad abbandonare quella sua tenerezza, per dare sfogo ad una mascolinità esibita. La pellicola è, allo stesso tempo, una delicata e turbolenta descrizione di un processo di crescita,  ma anche la testimonianza di come le etichette di genere condizionano la nostra vita  e i nostri legami dalla prima infanzia. Close è una storia di fanciullezza che termina nel momento esatto in cui si inizia a definire razionalmente le cose. Ciò che caratterizza Léo e Rémi non è un amore precoce, ma l’indefinibile necessità di voler essere sempre se stessi, a discapito di tutto.