Esmeralda Spadea incontra Al Bano, Gianmarco Tognazzi, Jarno Trulli, Trudie Styler, Anderson Hernanes, Johnson Righeira, Carlo Cracco, Rosa Fanti e Ronn Moss alla ricerca delle ragioni e passioni che li hanno spinti a produrre vino in Italia.
Un lungometraggio scomponibile, pronto per l'esportazione.
Giacomo Arrigoni prosegue il suo viaggio con Esmeralda Spadea finalizzato alla valorizzazione delle eccellenze dei territori italiani.
Con Spicy Calabria i due avevano dedicato la loro attenzione ad una specifica regione, la Calabria, mettendone in luce un prodotto per cui è famosa in tutto il mondo: il peperoncino. In questo nuovo percorso il vino è l'oggetto del desiderio. Desiderio che viene declinato insieme alle vite e alle scelte di personaggi famosi in ambiti diversi. Siamo di fronte ad un documentario pronto per l'esportazione che può ben figurare in tutte quelle manifestazioni in cui si promuovono le eccellenze dell'Italia. Considerato poi che alcune domande di Spadea vengono riproposte a molti intervistati è anche possibile scomporre il lungometraggio in tanti ritratti quanti sono i soggetti interessati per evitare la ripetitività.
Il produrre vino viene declinato secondo prospettive talvolta simili anche se provenienti da personalità e caratteri diversi. Al Bano e Gianmarco Tognazzi per esempio si trovano a sottolineare l'interesse per la produzione vinicola legandolo alla figura del padre. Il primo quasi per dimostrare che le scelte compiute nel mondo della canzone non gli avevano fatto dimenticare le proprie radici, il secondo per il legame sul piano della condivisione della passione per il cibo e la convivialità di papà Ugo. Ognuno degli intervistati colloca il suo essersi avvicinato al vino non più solo come consumo (Hernanes prima di venire a giocare in Italia neppure lo beveva) nel contesto della propria vita professionale raccontando come questa nuova attività abbia finito con l'apportare dei cambiamenti notevoli e positivi.
Spadea si pone come facilitatrice dei ricordi e delle sensazioni facendo emergere anche le ragioni che stanno dietro alle denominazioni che ognuno ha dato a quanto ha prodotto e imbottigliato. Ne nasce un mosaico che, lungi dall'invilupparsi in fumose spiegazioni sul rapporto con l'alcol che altri hanno proposto, si focalizza sul piacere dell'assaporare un prodotto di qualità che nasce da un processo di cui chi ne parla conosce tutte le tappe. Senza tagliare considerazioni a distanza magari contrapposte (vedi Tognazzi e l'enologo Cotarella).