La pellicola ha sicuramente buone intenzioni, ma purtroppo, a parte il tentativo iniziale di denuncia politica, perde credibilità.

A due terzi del film cala l’attenzione, ma non c’è problema! Abbiamo una serie di piani piuttosto dettagliati di Sean Penn, che interpreta il protagonista Jim Terrier, a torso nudo sudato mentre lavora, sotto la doccia. Persino per ravvivare il finale, piuttosto banale e scontato, dopo una sparatoria viene ferito, ma si toglie il giubbotto per mostrare almeno i muscoli. Insomma, il fisico prestante del nostro attore viene utilizzato per ravvivare i punti morti.

Sean Penn, oltre a metterci la faccia, ma soprattutto il fisico prestante, ci ha investito anche denaro, infatti il suo nome compare nella produzione. Il film, tratto dal romanzo di Jean-Patrick Manchette “Posizione di tiro” (La Position du tireur couché) del 1981, e diretto dal regista francese Pierre Morel, inizia con un servizio in Congo e siamo nel 2006. Per capirci qualcosa bisogna aspettare metà film, in cui finalmente si fa chiarezza. Jim Terrier vive in un villaggio in Congo, innamorato della sua Annie (Jasmine Trinca) e lavora per una ONG che si occupa di fornire acqua potabile agli abitanti. Davvero un bel gesto, penserete. In realtà, è solo una copertura, poiché ha un contratto parallelo in cui viene sfruttata la sua abilità di cecchino professionista. Entra a far parte dell’”Operazione Calvario”, nome per niente rassicurante che non promette niente di buono.

Condivide questo “lavoro” con altri uomini, incluso Felix (Javier Bardem). Viene scelto per una missione e deve uccidere il ministro delle miniere. Appena commette l’assassinio, un’inquadratura insiste sul fucile, facendo un chiaro riferimento al titolo, appunto “Gunman”, quasi come se lui e l’arma fossero una cosa sola. Jim è costretto a sparire e abbandonare la fidanzata Annie, sulla quale si lancerà subito Felix, palesemente innamorato della donna e geloso di Jim. Un salto temporale di ben 8 anni ci porta al presente. Jim sembra aver messo la testa a posto, ma il passato ritorna a perseguitarlo. Qualcuno vuole ucciderlo e deve scoprire chi è, prima che sia troppo tardi.

Il personaggio di Jim, per certi aspetti può ricordare quello che Liam Neeson ha interpretato nei suoi ultimi film, nella veste di serial killer redento, ma la differenza è che Sean Penn ha più muscoli e meno sensi di colpa. Il suo unico rimpianto è di aver abbandonato la fidanzata e non aver ucciso delle persone. Per il resto, Jim sembra indistruttibile, non sbaglia un colpo, le dà di santa ragione a tutti, anche se in inferiorità numerica. È un bad boy un po’ attempato, ma con il fisico. Felix è subdolo, e oltre a non avere molto spazio nel film, ha un ruolo piuttosto marginale e lo stesso Bardem, ci regala un’interpretazione anonima e forzata. Jasmine Trinca, unica attrice italiana, difende la categoria con una recitazione sobria e pertinente al personaggio. Il film spazia da Londra, Barcellona a Gibilterra e ci mostra paesaggi meravigliosi, ma raggiunge l’apice della spettacolarità con le scene finali e l’arena dei tori. La regia non ha guizzi degni di nota e i dialoghi sono a tratti surreali, spesso tendono a rimarcare l’ovvio in situazioni che dovrebbero essere di suspence, smorzando la tensione.