La poetessa si racconta ai microfoni di TONI & Motivi, con l’amica Dora Albanese ci parla del suo progetto per la poesia e del suo amore con Ungaretti.
E’ uno di quei momenti che non si dimenticano, quelli che restano nella mente e nel cuore, che vanno condivisi perché le cose sono più belle quando le condividiamo, la bellezza entra nei cuori di tutti, diventa gentilezza e migliora la società.
E il tempo trascorso in compagnia della poetessa Bruna Bianco e Dora Albanese, scrittrice e autrice RAI, intervistate il 13 aprile u.s. nel corso della trasmissione “TONI & Motivi” sull’emittente radiofonica pratese WHITE RADIO, condotta da Antonio Bartalotta e Daniela Piron, è stato davvero un momento di grande intensità culturale ed emozionale.
In tempo di isolamento sociale, dovuto alla pandemia provocata dal Covid-19, si è parlato di amore, di cultura, di poesia e del libro “Lettere a Bruna”, la raccolta di lettere che Giuseppe Ungaretti ha scritto a Bruna Bianco, sua compagna negli ultimi anni della sua vita. Una intervista che ha toccato il cuore di tutti, un incontro che ha generato da subito una grande sintonia ed energia positiva. “L’emozione sta scaturendo come veramente uno zampillo di una grande fontana”, così ha iniziato Bruna Bianco. Si è aperta ai nostri microfoni per parlare di poesia, di amore e di progetti futuri.
Il progetto “poetico”
E’ Dora Albanese a fare la prima domanda a Bruna Bianco: “Bruna, solo ascoltando la tua voce, questa mi entra inevitabilmente in uno spazio poetico, una voce così suadente, tipica delle tue origini, che davvero ti permette di varcare la soglia della quotidianità per entrare in uno spazio di eternità. Giorni fa abbiamo detto quanto è importante dare voce al popolo per parlare di poesia. Hai avuto un’idea straordinaria che vorrei proporre ai nostri ascoltatori, per lanciare una pietruzza affinché l’eco di queste vibrazioni possa diffondersi un po’ dovunque nel nostro Paese che è ancora in quarantena: inviarci delle poesie perché noi, da buoni operai della parola, potremo sistemarle e rimetterle in piedi in un altro modo, seguendo ovviamente le regole basilari della poesia, magari proprio di Ungaretti.
Bruna Bianco, con la sua eleganza e la sua profondità di animo ha illustrato il suo progetto: “Siamo in un momento di pausa, che dobbiamo trasformare in una pausa serena. Niente di meglio che attaccarci alla poesia che ingentilisce lo spirito. Però voglio fare una premessa: tutto quello che dirò gli ascoltatori lo troveranno nel libro “Lettere a Bruna” di Giuseppe Ungaretti, che testimoniano la verità che sto trasmettendo. Ungaretti infatti insisteva sul fatto che la poesia non deve essere il privilegio di pochi, ma tutte le persone devono essere ammesse a parteciparvi. Unga’ diceva che la parola dell’artista non può essere indecifrabile, tutti ne devono far parte. Secondo lui il popolo, principalmente quello dell’Italia, illuminata di umanesimo, sa quale poesia, e la poesia del popolo in realtà è la vera poesia, perché la poesia deve essere spogliata di enfasi, in quanto la retorica e l’eloquenza ne falsano il giudizio. Quando leggo questi boccioli di poeti nuovi, dei quali poi farò il nome e tra quelli che più ammiro è la nostra cara Dora Albanese, perché non prendiamo queste poesie che a volte sono accantonate in un armadio, dove sono rimaste molti anni? Perché in questo tempo di pausa non guardiamo nei cassetti e le riportiamo qui, nel nostro programma dove, con il dono che ha Dora Albanese, rinverdirle, attualizzarle, spogliandole se necessario dell’eccesso, della retorica che non va bene nella poesia destinata a resistere al tempo? Questo è quello che ho pensato, e sono sicura che molti parteciperanno”.
Un progetto dunque per dare spazio alla poesia, o meglio al poeta che è dentro ciascuno di noi e che, spesso, per paura di mostrare la propria anima, per pudore, per timidezza, resta chiuso in un cassetto in uno scrigno. L’idea di Bruna Bianco è proprio quella di ridare vita, insieme alla bravissima Dora Albanese, alle poesie affinché abbiano una sempre maggiore e capillare divulgazione.
La poesia di Ungaretti
Un questo spazio magico Dora Albanese si rivolge ancora a Bruna: “Noi siamo, soprattutto il Meridione, il Paese de “Le mille e una notte”, siamo cresciuti grazie al racconto orale, grazie alla sospensione delle preoccupazioni di ogni genere che arriva verso sera, quando ci si riunisce intorno al focolare domestico immaginario che può essere la tavola italiana, dove c’è ancora il padre, la madre, c’è l’idea della famiglia, di mettersi insieme e di raccontarsi. La poesia per me è un micro racconto, tanti piccoli racconti che possono, in qualche modo, darci anche un altro tipo di visione molto più speranzosa, molto più efficace, e soprattutto semplice. La poesia di Ungaretti, e Bruna ne ha l’autorevolezza per dircelo, è una poesia che mira all’essenziale. Per esempio, la poesia che Unga’ dedica a suo figlio termina con un verso, che credo sia eterno, un verso che possiamo utilizzare in ogni occasione della nostra vita, quando si ama follemente e quando si perde un amore folle. Quindi rialziamoci in piedi nelle nostre camere e schiantiamoci contro la bellezza e la libertà della poesia”
Bruna condivide in pieno il pensiero di Dora ed interviene: “E’ vero. La poesia di Ungaretti è opera musicale! La freschezza della novità per lui deve essere presente nel movimento delle parole, e saper intuire, cambiare come nella musica le chiavi della musicalità. E’ naturalmente un affaticante lavoro di ingegneria, di ricamo musicale, ma noi possiamo trasmettere quasi la voce alla poesia. Hai parlato del figlio, di Antonietto, ma ti do un esempio, per sentire come l’ingegneria della parola, cambiare a volte l’aggettivo prima del vocabolo. Per esempio, tutti conoscono la poesia di Unga’, che è cortissima, “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Guardate il sospiro: “Si sta come d’autunno”. Qualcuno pensa che si avvicina il momento di tornare a sciare …invece che cosa dice? Con “sugli alberi le foglie” i giovani penseranno alle foglie che poi daranno dei frutti, gli anziani invece penseranno alla necessità di aggrapparsi ancora a questo albero per non scivolare giù. Questo è trasmettere l’emozione a chi legge. E noi abbiamo bisogno di leggere poesia, perché in questo momento di crisi della parola diventiamo aggressivi. Sembra quasi che l’uomo non sappia più parlare, gli mancano le parole gentili, perfino il buongiorno diventa corto: buondì, ‘ngiorno. Dobbiamo ritrovare la gentilezza del rapporto della lingua, del contatto umano. In questo Unga’ insiste: dobbiamo ritrovare nella poesia la gentilezza del rapporto tra le persone”
Prende la parola Antonio Bartalotta che si rivolge a Bruna per avere una definizione autentica della poesia di Giuseppe Ungaretti: “la storia della letteratura definisce Ungaretti, secondo me impropriamente, il capostipite dell’ermetismo. Invece lo vedo più come un ricercatore del linguaggio semplice. Più precisamente lui riesce ad attualizzare la lingua del momento, dei tempi moderni”
Bruna Bianco esprime soddisfazione e consenso per l’affermazione di Antonio: “Hai detto veramente una parola corretta. Unga’ non è ermetico, sceglie le parole semplici per arrivare alla persona che legge, portarla con lui, e trasportarla nell’Universo del segreto del messaggio. Hai detto una cosa sacra. Unga’ non è ermetico, Unga’ è il poeta del popolo, del linguaggio semplice, e tutti hanno il diritto di partecipare a queste emozioni di poesia vera”
L’amore. “Lettere a Bruna” di Giuseppe Ungaretti
“Sono rimasta in silenzio, incantata ad ascoltare, anche il tono musicale e poetico della voce di Bruna, lascia senza parole” Afferma Daniela Piron, che dopo un brano musicale interviene con tutta l’emozione di chi si trova in una atmosfera senza tempo, di magia, musica, di poesia …dopo aver ringraziato Bruna Bianco per la disponibilità mostrata e la generosità espressa nel raccontare di Giuseppe Ungaretti e della sua poesia Le domanda: “il tuo rapporto con Unga’, durato tre anni e mezzo, è stato un intenso periodo di parole, di viaggi, di conoscenze. Un periodo che esprime una grande gioia di vivere. Che cosa ti ha lasciato, che cosa porti ancora dentro dopo tanti anni di questa gioia di vivere, come ha segnato poi il tuo percorso e la tua vita?”
Bruna sembra assumere un tono ancora più romantico e magico, sembra che sia ora il suo amore con l’amato poeta e con molta spontaneità risponde: “Dany, anche tu hai la voce del poeta, fai parte di questa casta di poetesse meravigliose. Mia madre e mio padre mi hanno fatto come di creta, ma chi ha soffiato la vita di gioia immensa è stato Unga’. Per poter continuare a vivere con gratitudine ho dovuto quasi inghiottirlo. Quindi avevo il dovere di vivere con gioia in tutto, perché avevo anche Unga’ con me che mi spronava, ed io non potevo deluderlo. Quando amiamo una persona, tu riesci a portarla sempre con te, nel pensiero sempre. Quando cammini, un fiore lo vorresti raccogliere in una nuvola che passa. Unga’ mi ha dato questa forza, di essere sempre con me. E ho trovato molti scogli, molte barriere, ma le ho vinte tutte, con questa tutela magica di Ungaretti”.
Daniela si rivolge ancora a Bruna per conoscere cosa l’ha portata a pubblicare le Sue lettere: “il libro Lettere a Bruna rappresenta certamente il piacere di condividere una realtà privata fatta di esistenza, di parole, di amore, di vita vissuta, di una quotidianità raccontata… Ma hai dovuto trovare un equilibrio fra la gioia di voler condividere con l’Italia e con il mondo intero queste lettere, ma anche privarti di questa intimità? Come hai fatto a trovare la forza? Dove sta l’equilibrio tra questi due momenti?”
“Hai ragione” - risponde Bruna e continua - “Quando è morto Unga’, nel ’70, io con lui mi sono sentita la donna più potente del mondo. Ero amata, lui mi ha fatta sentire di essere amata come mai nessuno me l’aveva fatto sentire. Allora ho dovuto mettere in uno scaffale tutte le lettere, perché dovevo ritrovare la mia identità di ragazza semplice con poco più di 25 anni, che doveva tornare alla vita normale. Solo con la sua forza dentro di me, con la forza di credere in me stessa, ho trovato la mia identità, ma sempre con lui sapendo che mi tutelava. Dopo 50 anni ho deciso di rivedere le lettere e poi mi hanno convinto, grazie soprattutto all’intervento di Francesca Cricelli, di riportarle alla vita. Nella trascrizione di queste lettere, dal manoscritto alla dattilografia, ho capito che non è stata la gelosia, ma l’egoismo, credendo che fossero solo per me. Invece Unga’ le aveva scritte si per Bruna, ma per farle leggere a tutti, per sentire la forza che la poesia dà, la gentilezza del vivere assieme, di condividere il piacere, la bellezza principalmente. Così ho dato all’Italia queste lettere, e spero che molti le possano leggere.”
Dora Albanese, invita Bruna ad “entrare nella sostanza della poesia di Ungaretti” e la invita a leggere per la prima volta delle poesie inedite. Bruna legge una strofa di una poesia scritta il 16 gennaio 1969, poi una poesia araba che Ungaretti ha tradotto.
In ultimo fa un regalo a tutti gli ascoltatori, legge una poesia di Dora Albanese “quella che mi ha commosso di più, bellissima” afferma Bruna. E l’emozione sale, per il testo e per la grande sensibilità di Bruna nel proclamarla…
Interviene Antonio Bartalotta: “Sono certo che, insieme ai nostri ascoltatori, stiamo vivendo un momento di grandissima sensibilità e storico dal punto di vista letterario, perché le prime due poesie di Unga’ mi hanno emozionato proprio per quello che dicevamo all’inizio, sull’utilizzo di parole semplici e di termini che arrivano sicuramente non solo al cuore ma a tutti i nostri sensi. Per questo si può dire che le parole fanno vedere le immagini è questo il segreto della poesia, perché attraverso le parole si incominciano a sentire i suoni della natura e a vedere le immagini, oppure le palpitazioni del cuore verso un amore così grande; questa è la poesia. Poi mi soffermo sulle parole di Dora Albanese che mi hanno colpito particolarmente. Quindi credo che, nei pochi minuti nei quali Bruna ha letto queste parole, si è creata quell’atmosfera che possiamo sicuramente definire poesia”.
“Mi permetto di commuovermi - afferma Dora - perché il regalo più grande che la vita mi abbia fatto è poter sentire Bruna leggere una mia poesia, e devo ringraziare Antonio Bartalotta che questa magia si potesse avverare”.
“Sono stordita, sono commossa - dice Daniela Piron - sono emozionata, perché secondo me in questi venti minuti che sono volati c’è stata una grande gentilezza, una grande poesia nelle anime che si sono incontrate. E’ stato un momento di altissimo livello”.
Alla fine Bruna ha ricordato che gli ascoltatori le hanno trasmesso un appoggio importante - “Sento attraverso di voi il sentimento di questo popolo italiano illuminato, pieno di umanesimo. All’opera, allora. Portiamo il più possibile i giovani nel nostro mare illuminato di poesia”.
Il prossimo 1 giugno ricorreranno i 50 anni dalla morte di Ungaretti, avvenuta il 1° giugno 1970, Bruna ha sottolineato - “Questa ricorrenza non deve essere un momento di tristezza, ma l’omaggio al grande poeta lo stiamo facendo anche tutti noi, oggi, su WHITE RADIO”. A questo proposito, Dora ha ricordato la celebre frase di Ungaretti: “La morte si sconta vivendo”.