Nella Sacra Scrittura la morte é un fenomeno ampio, molteplice, che non riguarda solo le persone fisiche, ma può essere anche una condizione che si riferisce ad un popolo, un gruppo sociale.
Un esempio é in un passo del profeta Ezechiele (Ez 37,11) in cui si legge: “La nostra speranza é svanita, siamo perduti”. Il significato di questo versetto é che una comunità inizia a cessare con la scomparsa del suo futuro, della sua visione. Si tratta purtroppo di parole ancora attuali alla luce delle drammatiche notizie che ci giungono dai numerosi teatri di guerra.
A fare da contraltare a questo dato di fatto, Ezechiele propone la virtù della speranza. Essa non é da intendersi tanto come sentimento, quanto come responsabilità, ricerca di senso, forza di ricominciare. Tale rinascita non corrisponde al ritorno alla situazione precedente, bensì indica la possibilità di un coraggioso rinnovamento per una comunità . E’ questo il senso di un successivo versetto del profeta Isaia in cui é scritto: “una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19).
Dove potrebbe essere questo germoglio? Per rispondere a tale quesito occorre partire da una premessa. Il riferimento é all’oblio nella memoria collettiva italiana del secondo dopoguerra degli Eritrei a causa, tra gli altri elementi, della “Campagna d’Africa” (1940-1943), voluta dal Partito Fascista e costata carissima in termini di vite umane perse e non solo. Tra le cause di questa pesante e dolorosa sconfitta vi sono state la penuria di finanziamenti, di pezzi di rimpiazzo, l’eccessiva distanza dalla madrepatria che rendeva difficili i rifornimenti. Nello stesso tempo, bisogna ricordare l’elemento umano racchiudibile nel motto dello stemma dell’Aeronautica Militare: “Virtute Siderum Tenus” – con valore verso le stelle – che sintetizza il coraggio, la bravura ed il sacrificio di tutti gli Aviatori italiani. Tra di essi Francesco Baracca é senz’altro il più famoso, ma ve ne sono altri, di grandissimo valore la cui memoria merita di essere ricordata. Il riferimento é ad una unità di “elite” che operò nella “Campagna d’Africa” , la 412° Squadriglia, dotata di velivoli sostanzialmente datati, ma più leggeri e funzionali rispetto a quelli in dotazione dalla R.A.F., l’aviazione inglese. Senza dimenticare che non vi era, da parte italiana, la contraerea. Questo significava fare picchiate e duelli aerei in un posto dove i riferimenti del confine tra la terra ed il cielo erano sfumati a causa dell’umidità della nebbia, la linea d’orizzonte si intuiva piuttosto che vedere quando si alzava la polvere del deserto con il vento. Ogni missione rischiava di essere più un viaggio nell’ignoto poiché si aveva un numero limitato di munizioni ed ancor meno pezzi di ricambio, si era senza radio e un coordinamento da terra. Roba da far impallidire le performarces tecnologiche di Tom Cruise nei film Top Gun e sequel.
Inoltre, seguendo le imprese aviatorie di Francesco Baracca, i membri della 412ª Squadriglia adottarono come distintivo il cavallino rampante, lo stesso che sarà della Ferrari, che avevano stampato anche sulla tuta da combattimento.
Una menzione speciale spetta altresì ai reparti degli ascari, ovvero le truppe indigene etiopi, per la loro fedeltà al nostro esercito, al loro sacrificio, al loro valore.
Le precedenti considerazioni sono emerse nel corso della presentazione del libro: “Tra i cieli dell’Impero” di Mauro Moruzzi, uno dei maggiori esperti italiani di e-Health, inventore del CUP, il sistema elettronico di accesso alla sanità, ideatore e realizzatore del primo Fascicolo Sanitario Elettronico. L’introduzione alla presentazione é stata del dirigente della delegazione romana della Regione Lombardia Andrea Salini. Successivamente hanno offerto il loro qualificato contributo importanti relatori: il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Sen. Alessio Butti, il Generale dell’Aeronautica Militare Basilio Di Martino, la Prof.ssa di Storia militare Anna Maria Isastia, lo storico Pasquale Santoro, con la moderazione della rappresentante della Comunità Eritrea a Roma Anna Cometti. La manifestazione si é tenuta a Roma nella sede della delegazione romana della Regione Lombardia. L’ autore del libro, Mauro Moruzzi, é al suo quarto romanzo storico. Esso é ambientato tra i nostri valorosi piloti della Regia Areonautica che operarono in Eritrea e in Etiopia tra il 1940 e il 1941. Il testo é scritto con la serietà e profondità della ricerca storica, é un viaggio nel tempo e nello spazio che alterna momenti pubblici con altri privati offrendo differenti piani di lettura. Molto accurate sono le biografie degli aviatori con le loro eroiche missioni in cui la vita e la morte sono intimamente intrecciate, dimostrando un valore riconosciuto anche dai nemici. Particolareggiate sono le descrizioni degli ambienti, come in un dipinto. Moruzzi racconta altresì la sua storia, che é oltremodo quella di molti italiani, integrati in Eritrea. L’autore narra ciò che é effettivamente accaduto delineando gli stati d’animo, le atmosfere, con venature oniriche. Il risultato é una lettura fluida e godibile. In altri termini, é una storia vera della comunità italiana in Eritrea con protagonisti immaginari. E’ un romanzo storico, questo significa che, accanto alla esposizione dei fatti oggettivi, vi é anche quella dei fantasmi, le emozioni dei vinti, dei sepolcri imbiancati, come in un ipotetico quadro che si potrebbe intitolare: “Lazzaro che non riesce a risorgere”. E’ la storia dei nostri eroi, morti due volte, una in battaglia e l’altra con il loro oblio, quindi di fantasmi dimenticati che non sono risorti.
Il libro intende essere anche un’occasione di riflessione con una speranza. Gli eritrei hanno combattuto a fianco degli italiani i quali hanno, nel tempo successivo, sostenuto il processo di liberazione del popolo eritreo. Alla presentazione del libro é stata presente una nutrita rappresentanza della comunità eritrea a Roma ed é stato palpabile l’afflato tra essa con quella italiana accanto al desiderio di rafforzare i legami.
..... E cosa significa, esattamente, la parola “risuscitare”? E’ la “semplice” rianimazione di un cadavere, o indica qualcosa di ancora più grande e sconvolgente?
Leggendo con attenzione il Vangelo di Giovanni (Gv 11,43) Gesù dice: “liberatelo e lasciatelo andare”, poiché Lazzaro é già sveglio. In questo versetto Egli sta insegnando ad amare con libertà. Amare é liberare l’altro, anche nella dimensione della morte simbolica di un popolo descritta precedentemente.
Non é forse un esempio di “una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19) i giovani eritrei, nipoti e pronipoti degli italiani integrati o vissuti nel Corno d’Africa, che cercano le loro radici in Italia?