Quale sarà la strana connessione tra il TomTom Traffic Index e le ruote mosse dai pedali? Cerchiamo di ragionarci un po’…
Il primo non è il nome di un nuovo gruppo rock o di una boy band di tendenza, ma una delle classifiche che, anche se non sembrerebbe, riescono a dare l’idea della qualità della vita nelle maggiori città e metropoli della terra (e non stiamo esagerando): si tratta infatti del più accurato indice a livello mondiale del traffico nelle aree urbane.
Lo studio appena presentato, che prende in considerazione tutto il 2014, si basa sul rilevamento dei dati di percorrenza reali misurati sull’intero network stradale di ben 146 città con popolazione superiore a 800 mila abitanti, realizzato studiando con attenzione più di 10 trilioni di misurazioni, grazie a un database che ogni giorno cresce di oltre 5 miliardi di stime.
E, purtroppo, la nostra città non esce bene da questa classifica, guadagnando il 13/mo posto nella classifica mondiale, e risultando la prima città italiana della graduatoria, seguita da Milano e Napoli. Per completezza di informazione aggiungiamo che lo scettro di città più trafficata del mondo va a Istanbul, seguita da Città del Messico e Rio de Janeiro. Ma ritorniamo alla Città Eterna o, meglio, a quella che da oggi potremmo definire Città Eternamente Traffica, e cosa si evince dai dati registrati nella Capitale: l’indice di congestionamento del 38% ad essa attribuito sta a significare che per percorrere un tratto di strada nella situazione che tutti noi ogni giorno abbiamo modo di sperimentare, fin dal primo mattino, occorre ben il 38% di tempo in più rispetto a quello che verrebbe impiegato in una situazione di traffico regolare.
Ogni ora i romani perdono ben 24 minuti tra gli ingorghi, dal Raccordo Anulare alla Tiburtina, in un solo anno un automobilista romano spende ben 93 ore della sua vita in coda, il tutto giustificato da una supposta, perché non provata ma anzi confermata da questi dati, comodità ed indipendenza negli spostamenti quotidiani. Nascono a questo punto diverse domande: ma è segno indipendenza la perdita di 93 ore della propri vita? E’ indice di comodità la possibilità di procurare danni (vedi incidenti, con conseguenze dirette e non) non solo alla propria persona, ma anche alle altre? E’ indice di indipendenza e comodità essere attori principali nel tragico teatro dell’incremento del già preoccupante tasso di inquinamento? E infine, è salutare essere portatori sani di stress, con la concreta possibilità di trasmetterlo a chi ci sta vicino, per la ‘comodità e l’indipendenza’ così concepita (perché questo, in soldoni, è il risultato concreto di quanto esposto fino ad ora)? Va da sé che a tutte queste domande si può dare una sola, breve, decisa e sostanziale risposta: e cioè no.
Ed ora la bicicletta … Non credo ci sia bisogno di spiegare di cosa sto per parlare, visto che ha attirato la fantasia di ognuno di noi fin dagli anni dell’infanzia, ma è necessario specificare che non si tratta solo di due ruote, due pedali, un sellino ed una catena: è molto di più. È la possibilità di decidere in piena autonomia e indipendenza come sfruttare il proprio tempo, è il mezzo di trasporto che dà l’opportunità di scaricare stress e tensione accumulati nelle diverse fasi della giornata, ed è quindi anche uno strumento terapeutico. Ma è anche un oggetto che ci dà l’occasione, ogni volta che viene utilizzato, di vedere e godere della realtà, del paesaggio e dell’umanità che ci circonda da un’altra prospettiva, non certo quella che ci regala l’ambiente chiuso e ristretto delle scatolette di latta, e cioè da una prospettiva ‘rilassata’, non incarognita dal traffico e dalle sue conseguenze.
Ma è, soprattutto, una prospettiva auto-stimolante per il superamento di tutti i limiti che ognuno di noi, anche inconsciamente, si attribuisce: l’entusiasmo e la felicità che si prova nel compiere un tragitto in un tempo inferiore anche di un solo minuto a quello impiegato il giorno prima, ed il riuscirci grazie alla forza delle proprie gambe, e non per il fatto di pigiare semplicemente il comando dell’acceleratore, è incomparabile, si potrebbe dire una sensazione unica. Quella sensazione che ti fa ricordare le emozioni provate da bambino, anche se ci si ritrova alla soglia dei cinquanta anni, che ti fa provare il gusto della libertà e dell’indipendenza, quel gusto che ognuno di noi, anche a ottanti anni, non smetterà mai di ricercare.
E per finire, la bicicletta è ciò che ti fa acquisire la coscienza e la consapevolezza di non essere causa di danno, fisico o ambientale, che si riversa su altri, di essere testimonianza che senza macchina si vive e si vive bene, e che in più ti da la sicurezza di aiutare concretamente Roma a non essere più la città più trafficata d’Italia.
TomTom Index e bicicletta: vi sembra ancora un paradosso?