In questa prima fase di stagione molti equilibri sono ancora incerti ma diverse risposte sono state elargite agli occhi degli appassionati.

Il massimo circus ha atteso quest’anno come un giubilo istituzionale, sapendo che molti valori in pista saranno nettamente diversi la prossima stagione - per via del cambio tecnico e regolamentare. In queste prime cinque gare la McLaren si è dimostrata l’auto più veloce, con i due piloti primi nella classifica piloti e stra dominanti nel ranking tra le scuderie. Nonostante il team Papaya continui a porsi sulla balaustra della difensiva, le arringhe dei rivali sono validissime ovvero: le McLaren sono nettamente più veloci. Ben 77 i punti di distacco dalla seconda forza all’attivo, la Mercedes che rifornirà la maggior parte dei motori nel 2026. La redazione di Matchnews ha avuto l’ardire di fare un primo bilancio, per dovere di cronaca e nulla di più, parziale di questo 2025. Se per il titolo costruttori ci sono poche incertezze, tutto cambia per ciò che concerne il pilota che salirà sul tetto del mondo per conquistare il titolo iridato.

Le simil-delusioni
Parlare di delusione è prematuro ma serve concretezza per raccontare a lettori ed appassionati cosa sta succedendo nel massimo circus. Gabriel Bortoleto, Jack Doohan, Liam Lawson e Fernando Alonso dovranno dare di più ognuno per diversi motivi. Tra la sensazione di ripercorrere le orme di Senna e Fittipaldi), la voglia di emulare un padre motociclista, il peso di aiutare un certo Max Verstappen e la consapevolezza di essere già leggenda, questi piloti sono a quota zero in classifica con prestazione da rivedere. Dubbia la costanza ed altrettanto la mentalità vincente, non sarà semplice invertire la rotta ma tanto basta per aprire i riflettori e, appunto, rimuginare sul loro presente e futuro. Tutti concordi che nessuno si immaginava prestazioni maiuscole ma, quantomeno, un minimo di rispetto competitivo che sembra esser distante anni luce. Non sempre è colpa della macchina, i piloti mettono del loro.

Le sufficienze conquistate
Capitolo da aprire, leggere e studiare quello relativo a Lewis Hamilton; il pilota inglese è uno degli atleti più influenti e vincenti di sempre. Vederlo arrancare nelle posizioni che non gli competono strugge il miocardio di molti appassionati ma più di così evidentemente non può di certo fare. La vittoria dell’unica sprint stagionale ha regalato una gioia effimera, un segnale di rinascita subito placato dalle successive performance. L’adattamento è complesso? Certo ma tutto dipende dalle aspettative create intorno al “Sir”. La sufficienza, in ogni caso, è presa anche se l’amarezza rimane. E non è poca, anzi. Pieno di dinamismo e competitività George Russell che con la Mercedes riesce sempre a posizionarsi lì in maniera pericolosa; quel lì sta a significare le zone che contano seppure ogni gara è un terno a lotto (quando sembra che le Frecce d’Argento possano ribaltare gli equilibri arriva subito dopo la bastonata dei rivali). Più di così George non può fare, come Lewis. Altro pilota da aggiungere al mischione Carlos Sainz, diciamoci la verità lo si è potuti inserire solo dopo Jeddah con una prestazione buona fin dalle prove libere. La Williams ha preso l’allora ferrarista, proprio quello più conteso da tutti quanti. Primi GP da rivedere, nell’ultimo si è visto il vero Sainz, a disposizione del team come alla guida del Cavallino seppur con altri obiettivi.

Le sorprese
Scherzi a parte, giù il sipario. Isack Hadjar, Oliver Bearman e Alexander Albon sono il futuro splendente di questo sport. Prestazioni maiuscole, dipinti sulle piste grigie e tra gli spalti. Se non sono sorprese loro chi? Uno c’è e, ad oggi, ha già scritto e riscritto record e statistiche: Kimi Antonelli. Il più veloce tra i rookie. Sesto in classifica, ad un passo da Charles Leclerc. Il futuro in mano lo ha lui, con una macchina competitiva ma non ancora in grado di sobbalzare gli sguardi delle Papaya. Ci si aspettava un po’ di paura e di timore, d’altronde si stava cedendo il volante di Hamilton - non l’ultimo arrivato - ad un acerbo diciottenne. Nessun favore reverenziale, il giovane italiano ha già conquistato tutti e quanto prima cercherà di entrare nel giro che conta. Dopo un altro po’ di esperienza, facendo propri i consigli dei più grandi. La scuola Mercedes è formativa, chiedere sempre a Lewis.

Le certezze
Tra i vari piloti in gara ce ne sono tre di un altro livello, c’è poco da commentare. Il leader Oscar Piastri è uno squalo d’altri tempi. Pacato e freddo come il più feroce dei serial killer, nessuna parola fuori posto e pochissimi errori. Se la McLaren non se ne è voluta privare il motivo presto detto lo sta facendo vedere in pista. Vittorie e piazzamenti, quasi perfetto in qualifica e - per non farsi mancare nulla - la macchina più veloce. Un mix devastante che può essere frenato solo dalla concorrenza casalinga con il primo pilota Papaya (Lando Norris su cui accenderemo il focus a breve). Max Verstappen continua ad essere decisivo e determinante anche con un “mezzo scassato”. Termine forte che fa capire quanto sia difficile guidare la Red Bull, andate a controllare i punti conquistati dall’olandese e dai suoi compagni di scuderia. Dati incontrovertibili che certificano Max come primo della classe e tra i più grandi della storia. Per il mondiale lui c’è. Ad ora ne ha vinti “solo” quattro. Per concludere questa carrellata Charles Leclerc; come ci si affanna a definirlo Predestinato così lo si affossa il weekend successivo. A Jeddah ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo - non ce ne voglia nessuno per il termine utilizzato. Rimane il solito dubbio del “se avesse avuto una macchina competitiva” ma anche qui il tempo delle chiacchiere si riduce a zero. Il monegasco è lì quando deve starci, ai box sono lesti nei pit stop manca solo la Ferrari. Lui c’è, un destinato da combattente. Più di così non può fare, anzi sì e lo fa.

Lando Norris merita un capitolo a parte perchè era l’indiziato numero uno per prendere il posto di Max Verstappen eppure si è fatto superare dal compagno di squadra. La tenuta mentale è ciò che in questi casi aiuta ma bisogna lavorarci seguendo pedissequamente le orme dei più grandi. Avere in mano la macchina più veloce regala certezze ma a volte anche tensione e aspettative alte. Ne vince uno solo. Lui lo sa. Lavoro e costanza chiamano Norris, sul primo non si hanno dubbi sul secondo concetto ci si pensa.